Eloisa Atti
EDGES
CD Cose Sonore; 2018
di Eloisa Atti
Era l’11 agosto 2013: in piazza Nenni a Faenza il Sacri Cuori Social Club “in grande spolvero”, come diciamo dalle mie parti, regalava gloriosamente al pubblico un magico e credibilissimo mix tra Americana e folk romagnolo, grazie al reclutamento geniale di due storici maestri del liscio, Carnevali e Montanari, rispettivamente al sax e ocarina e alla fisarmonica. Il suono dell’ocarina in quel contesto inaspettato mi folgorò: il riverbero ne faceva una voce lunare, leggera e profonda al contempo, fresca come rugiada e antica come un canto sciamanico. Quel suono non l’ho più dimenticato e quando scrissi Edges, qualche anno dopo, era ben presente lì nella mia memoria sonora ed emotiva. Poi come spesso faccio, mi distrassi e andai avanti con la scrittura delle canzoni dell’album, una dopo l’altra. Ne inclusi anche alcune scritte in precedenza che stavano aspettando di entrare nel progetto giusto, ovvero in un desiderio che da tempo mi stimolava perché lo realizzassi: un mio album originale di Americana. Arrivò il momento di entrare in studio da Duna a Russi per registrare le canzoni. Il Duna Studio porta con se’ diversi vantaggi, come la comodità della sala e l’atmosfera amichevole garantita ad ogni sessione, la perizia e l’orecchio assoluto, nonché la pazienza, la precisione e il sorriso principesco di Duna, alias Andrea Scardovi. Altri vantaggi di contorno, non trascurabili, sono la campagna, il piadinaro a 500 metri e la pasticceria nella piazza di Russi. Mi trovate dispersiva? Ora vedrete come torno al punto principale del mio aneddoto che chiamerò “Magia a Russi”. Adesso però preferisco parlare al presente, anche perché questo ricordo adorabile è ancora vivo e attivo nel mio cuore. Tra le varie canzoni arriva il momento di registrare Edges e mentre penso a come rendere quel suono lunare che avevo in testa, arriva anche il momento di dare soddisfazione allo stomaco brontolante e alla golosità che sogna una pasta alla crema. Certe ispirazioni non vanno mai tradite. Prendo la macchina e mi dirigo a Russi in piazza. Appena apro la porta della pasticceria lo vedo: il maestro Michele Carnevali stava bevendo un caffè! “Maestro, la sua ocarina mi è rimasta nel cuore”. Interdetto da un esordio sicuramente non tra i più brillanti, mi lascia finire la frase con un sorriso umile e immediatamente simpatico.
foto di Naphtalina
“Sono da Duna a registrare il mio disco… ho una canzone che ho scritto anni pensando al suo suono magico…la stiamo incidendo proprio adesso…Non è che per caso ha con se’ le sue ocarine? E magari le va di venire con me in studio? Le rubo pochi minuti…”.
“In che tonalità è? Mi scrivi la parte?”
“In Do minore. Certo. Gliela scrivo subito. E’ un tre quarti, se vuole ci balliamo un valzer mentre la riascoltiamo”. Ora sapete, se ascolterete “Edges”, cos’è quel suono magico che sembra uscire direttamente dal respiro della notte. E il valzer poi lo abbiamo ballato davvero.
Fu un’estate travolgente, emozionante, tutto si realizzò come volevo. Mica male, no? Il disco era completato, mixato a Tucson da quel guru di queste sonorità che è Craig Schumacher, benedetto da un master di Giovanni Versari. Solo un problema: ancora non era stato stampato e avevamo già diverse date di presentazione imminenti. Così nacque l’idea della Ghost Edition: un’edizione pilota prima di quella definitiva, un numero limitatissimo di copie, 9 brani in successione che poi sarà diversa nella versione ufficiale, una copertina con lo sfondo panna e con impressa a mo’ di timbro postale la data del primo live in assoluto. Un particolare che amo della Ghost Edition è che sul retro di copertina c’è a figura intera la “Sognatrice Eloisa” di Paola Cassano che mi rappresenta, mentre cammino scalza, suonando la mia concertina.
disegno di Paola Cassano
E proprio la Ghost Edition è finita tra le mani di Fiorello! Come? Stavo rientrando da Biella, dopo aver vinto con grande gioia il premio “MusicaMag -2018” per il video di Blue Eyes Blue, avendo partecipato – a mia insaputa – al Biella Festival Music Video. Al bar del treno mi fermai per un caffè e sentii di sfuggita che a bordo c’era Fiorello: rincorsi il barman che da quanto avevo capito gli stava portando il pranzo e gli chiesi di consegnargli anche il mio disco, senza aggiungere altro. Essendo timida mi dileguai nella nebbia. Essendo distratta mi dimenticai di quello che era accaduto. Una settimana dopo mia sorella mi chiama al telefono e mi dice: “E’ possibile che ti stiano trasmettendo su Radio Deejay? Stanno raccontando una storia strana, tipo che Fiorello era in treno e gli hanno consegnato un disco…”.