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Zenja
SUONI E STORIE DI UN PAESE IMMAGINARIO
CD Nota, 2020
di Alberto Marchetti
Vi è mai capitato di sfogliare il Codex Seraphinianus? Scommetto di no. Ebbene potete facilmente scaricarlo.
È il codex, un libro di Luigi Serafini, splendidamente illustrato e subito diventato di culto, molto apprezzato da Roland Barthes, pubblicato dall’esteta Franco Maria Ricci nel 1981 e successivamente dalla Rizzoli. E’ un’enciclopedia fantastica di botanica, zoologia e quant’altro possa creare l’infinita fantasia di un uomo, dove ogni essere raffigurato è completamente estraneo al nostro universo, illeggibile è la lingua utilizzata e imperscrutabile il suo alfabeto, eppure estremamente affascinante e capace di rapire anche il più avveduto dei lettori. Provare per credere.
Parimenti molti di voi si saranno inoltrati nella geografia decettiva di Calvino e delle sue città invisibili, inesistenti, aeree, della stessa sostanza con cui son fatti i sogni, senza per questo perdere il godimento per un esercizio di stile tanto fecondo. Ancora, impossibile non citare la raccolta metasemantica “La gnosi delle fonfole” di Fosco Maraini tra cui la celeberrima “Il lonfo”, raccolta finita in musica per le esperte e gioiose mani di Bollani/Altomare.
Come Saramago invita a cercare nel mondo ormai privo di soprese un’impossibile ma stuzzicante isola sconosciuta, altrettanto convinto vi invito a lasciarvi portare dalla corrente musicale di Zenìa, album che celebra il folklore inventato di un paese che non c’è raccontandone storie e leggende attraverso una lingua intraducibile che suona assonante ed evocativa vieppiù si procede nell’ascolto.
Artefici del progetto: Nora Tigges, autrice di testi e musiche, al canto; Massimiliano Felice a organetto e chitarra; Davide Roberto a percussioni e canto; Andrea Marchesino alla chitarra.
Questo viaggio sonoro, con la voce che quindi si fa strumento tra gli strumenti, invita ad accostarsi senza timore a questa città di mare irraggiungibile da terra, dove dovrai riconoscere la ragazza nata da una melagranata nella sua continua metempsicosi svincolata da un credo; essere pronto a partecipare alla festa danzante a sorpresa capitanata dal Vulje Valje, maschera che richiama i mamutones sardi; saper meditare tutt’uno con la natura sull’amore perduto o trovato; essere bendisposto all’accoglienza come gli abitanti dell’Isola di Aldous Haxley, pur conoscendo l’ira dei malvagi; aver riconoscenza per gli spiriti intorno, lasciando offerte di pane caldo e acqua fresca ai crocevia; non dimenticare l’avventura restando pronti a un sempre nuovo viaggio, verso l’Itaca di Kavafis che, soprattutto immaginaria, lasci al viaggiare, come diceva De André, la stessa ragione del viaggio.