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Zibba e Almalibre
MUOVITI SVELTO
CD Warner, 2015
di Giulia Pratelli

Questa recensione non sarà imparziale, è giusto che metta le mani avanti perché per me Zibba è un amico di quelli veri e le sue canzoni non sono mai paragonabili a quelle di qualcun altro. Ho pensato che l’amicizia non dovesse diventare però un freno, un motivo per non raccontare e non condividere con voi la bellezza di un lavoro come Muoviti Svelto… e allora, eccomi qua.
Il settimo lavoro in studio del cantautore ligure è un album scritto in viaggio che del viaggio ha il ritmo e l’inquietudine ma anche la dimensione magica e sospesa in cui tutto sembra possibile e qualsiasi distanza, come qualsiasi vuoto, colmabile. In quel muoversi, svelto e non, c’è un tempo che riacquista il suo valore, il suo senso e la sua pienezza, rispettando il ritmo del sentire più profondo e raccontando una storia autentica, lontana da logiche di mercato e classifica.
Nei testi si rincorrono immagini e atmosfere, che fanno emergere uno sguardo, un modo di vedere e raccontare le cose, come in un dialogo continuo tra l’artista e chi ascolta, libero da qualsiasi volontà di egoistica persuasione.
Il suono è solido e avvolgente, come sa essere quello di una band affiatata, con una lunga esperienza alle spalle. Gli Almalibre vestono con gusto e attenzione la scrittura e la voce di Zibba, senza stravolgere o coprire il chitarra e voce che è solida radice e punto di partenza di ogni canzone.
Il risultato del loro lavoro è un album compatto, con un’identità chiara e una forte ispirazione. Le 10 tracce scorrono con facilità, in un perfetto equilibrio tra la canzone d’autore e il pop più raffinato.
La scrittura è esperta, evocativa ma al tempo stesso concreta, con lo spessore tipico dei grandi cantautori coniugato ad una modernità e una freschezza che rendono il tutto perfettamente figlio del suo tempo.
Al centro di tutto c’è la voce inconfondibile dell’artista ligure: calda, ruvida e insieme avvolgente, capace di dar vita a tutto ciò che melodia e testo descrivono, accompagnando l’ascoltatore in quel viaggio fatto di chilometri, soste, incontri, ricordi, posti in cui arrivare e luoghi in cui tornare.
Sono molti gli ospiti coinvolti in questo progetto, amici e colleghi che arrivano ad impreziosire ulteriormente i brani e a dare al disco il respiro di un lavoro corale. “Farsi male non è stata mai una soluzione”, Zibba lo sa bene e per cantarlo ancora più forte unisce la sua voce a quella di Niccolò Fabi proprio nel brano che apre il disco e che suona come una dichiarazione d’intenti. Segue la titletrack che in quello “scrivi sempre per dire che sei arrivato e ricordati dove volevi andare” ci ricorda
di muoverci svelti, sì, ma senza perdere di vista i nostri desideri più profondi e l’attenzione nei confronti delle persone a cui vogliamo bene.
Ovunque è un brano scuro, intenso, completato dal monologo ipnotico scritto da Matteo Monforte e interpretato da Andrea Balestrieri.
Il sorriso altrove è un brano vitale che racconta un rapporto di fiducia, che è forse sempre “un azzardo” ma che resta elemento fondamentale della condivisione, come quell’istinto “che mi rassicura in modo tale che a volte ti lascio guidare”. In Che ore sono c’è invece la difficoltà di mantenere vivo l’amore quando la quotidianità ci tiene lontani. Patrick Benifei si unisce, con la sua vocalità e scrittura così particolare, in La medicina e il dolore.
Le distanze, con l’apporto di Bunna, è un brano fresco ma intenso, un chitarra e voce che lascia il segno e tra dubbi e incertezze lascia una sicurezza: “e domani torna se ne hai bisogno, che se non ci sono mi trovi”. C’è ancora Santaclara con le piccole abitudini che ci salvano nei momenti più complicati, come “spostare dei mobili di casa”, e la bellissima e struggente Il giorno dei santi, in duetto con Omar Pedrini, a ricordarci che è meglio stare in silenzio che raccontare “favole dette male”. Chiude il disco Vengo da te, scritta e interpretata con Leo Pari: un brano solare, allegro, in cui i due si raccontano a vicenda, mescolando le proprie personalità artistiche come in un gioco tra amici.
Un lavoro di sostanza, pronto a rimanere nel tempo perché alla fine forse è proprio vero che “niente dura davvero, tranne una canzone”.
