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Shiva Bakta
6/4 OF LOVE
CD Noja Recordings, 2022
di Michele Neri
Questo è il terzo album di Lidio Chericoni che dall’inizio della carriera ha adottato il nome di Shiva Bakta. Terzo solo se non si contano altre pubblicazioni come il demo SHIVA BAKTA HOMEREC ALBUM del 2009 o un extended play di circa cinque anni fa.
Ora arriva questo 6/4 OF LOVE, album che dimostra lo spirito eclettico che da sempre domina le proposte di Shiva. Undici brani cantati in inglese anticipati dal singolo I See You. Una bella proposta quella del cantautore ligure di origine ma emiliano di adozione. Un po’ di psichedelia (Where Have You Been?) e qualche spruzzo di West Coast (Bubble), tutto con in comune l’amore per certe atmosfere dei settanta come nell’acustica Half An Hour dove l’introduzione di chitarra ricorda un po’, ma solo un po’, La collina dei ciliegi di Battisti.
Cambio deciso di sonorità per I See You con cui ci si sposta dalle parti di Philadelphia. Shiva Bakta ci fa continuamente viaggiare con questo bell’album, di nuovo in California – lato San Francisco – con lo strumentale Peace e poi ancora le sognanti Get Over Me (3+3) e Till Tomorrow e la ballata più “inglese” del disco, Sacrifice. Ma è solo un attimo perché si ritorna ad arie di psichedelia (leggera) con 6/4 Of Love. Il tempo composto del titolo è un po’ il manifesto del disco e forse è proprio questo che rende così coinvolgente l’album. Shiva ci aveva già trasportato in un dondolante viaggio in mongolfiera con la lunga suite Save Me, lunga 40 minuti e che costituiva l’intero secondo album del cantautore uscito nel 2020, qui il viaggio è fatto di più tappe ma non è meno avvincente. Quella di Shiva Bakta / Lidio Chericoni è una discografia da scoprire o da riscoprire ed è la dimostrazione che ci sono tante belle proposte e nuove strade da indagare nella nostra musica. Questa specifica è fatta di sentieri che si aprono su panorami a noi noti ma l’originalità di certe soluzioni adottate dal cantautore, ce li fa vedere sotto una nuova lente e ce li rende nuovi e incantevoli.
foto di Jacopo Grassi