- Home
- Il disco della settimana
- Recensioni
- SHAHIDA (TRACCE DI LIBERTÀ)
SHAHIDA (TRACCE DI LIBERTÀ)
Appaloosa, 2023
di Alberto Marchetti
Il 26 febbraio 2023 Shahida Rada, capitano della nazionale pakistana di hockey, madre divorziata e per tale motivo senza più sponsorizzazioni e reddito, è scomparsa al largo di Cutro insieme a decine di altri migranti, molti dei quali bambini. Simile alla storia altrettanto drammatica di Samia, prima runner somala alle olimpiadi di Pechino, morta anche lei a poche bracciate di distanza da terra, dalla libertà, dopo aver attraversato deserto e marosi.
“La disperazione non giustifica questi viaggi” affermò un esponente del governo, contribuendo a fomentare un milieu ostile e la sempre più diffusa aporofobia. La disperazione degli ultimi non basta, ci vuole la morte.
Shahida, che in arabo significa Testimone, diventa qui il nome di tutte le donne che ovunque nel mondo sono al meglio ignorate, che subiscono continuamente violenza, prevaricazione, tortura, senza i diritti concessi agli uomini, senza libertà di espressione o di azione, spesso vessate anche durante questi viaggi dannati su barconi fatiscenti; SHAHIDA diventa il titolo di questa bellissima antologia musicale dedicata a loro, promossa dalla Appaloosa con il contributo di oltre cento artisti che hanno concesso questi frammenti del proprio talento per finanziare le attività virtuose del Centro Astalli. Questa struttura, sede italiana del Jesuit Refugee Service – JRS, è attiva in 57 paesi e accoglie, difende, supporta i rifugiati che giungono in Italia sin dal 1981, promuovendo l’incontro e l’integrazione. Nei suoi tanti centri nazionali sono transitate ben 18000 persone che hanno potuto placare le ansie dopo le burrasche, ritornando a un’esistenza almeno dignitosa in ambienti protetti.
Shahida riesce mirabilmente ad amalgamare tutti gli elementi eterogenei presenti intorno a questo tema così importante, e consente di procedere con piacere all’ascolto del suo periglioso viaggio sonoro senza alti e bassi stridenti, anzi, con una rara capacità di avvicinare con coerenza e in armonia ritmi, suoni, canti e versificazioni. L’opera, complessa, è divisa in tre cd e tra le tante chicche mi preme segnalare la magnetica versione di Povera Patria di Franco Battiato offerta da Antonella Ruggero e l’ucraino Oleksandr Iarmola; i singoli inediti Donna Francesca di Lavinia Mancusi, Uno sconosciuto di Fabia Salvucci, Libellula di Sara Jane Ceccarelli; la bellissima murder ballad Where The Wild Roses Grow cantata a suo tempo da Nick Cave e Kylie Minogue e qui riproposta da Eileen Rose e Bobo Rondelli; la Sidun di Faber virata in lingua siciliana da Beatrice Campisi e Francesca Incudine; la lirica Femene che le lava di Andrea Zanzotto musicata con sensibilità da Erica Boschiero e Sergio Marchesini; la nuova versione di Maltamè di Michele Gazich con il violoncello di Giovanna Famulari; e poi ancora il canto della diaspora Jora di Evelina Meghnagi, il ritorno dei Gang con Jono Manson in Sun To Rise, Raffaello Simeoni e la sua Mosaique, i Mesudì e la corale Matri a tocchi.
da Vinile 40, ottobre 2023