Iosonouncane
IRA

CD Trovarobato / Numero Uno; 2021

di Alberto Marchetti

In un mondo musicale che ha fatto della semplificazione e della ripetizione pedissequa di schemi assodati e riconoscibili, Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, andrebbe premiato già solo per l’audacia nel proporre in tre opere tre diversi piani espositivi. In questa ultima erculea prova poi, sulla distanza quasi esagerata di 110 minuti per 17 brani, destruttura completamente la materia base, la forma canzone, come Steve Coleman per il jazz, utilizzando un melting pot globale capace di pescare ritmie e cromie a prescindere da provenienza e gestazione, e un linguaggio che è quasi un esperanto del contemporaneo che assembla lingue per simbiosi sonora (arabo, francese, spagnolo, inglese) preferendo contrasti e omonomie a significati specifici. Da musica e parole Jacopo trae archetipi, protocellule minimali riassemblate per biopoiesi, intelaiate e offerte in quantità e stratificazioni successive, rompendo con la linearità narrativa pur creando un paesaggio sonoro da album concettuale.

fotografia di Silvia Cesari

Il risultato è sorprendente, capace di attirare e respingere, affascinare e disturbare, avvolgere e strattonare, senza soluzione di continuità, senza concessioni o appigli rassicuranti, aspro e selvaggio, quadro perfetto di una globalizzazione caotica che aspira quasi a una confusione organizzata che spaventa e fa lo stesso invaghire. E’ materiale che ha richiesto molto tempo per essere elaborato, e che richiede molteplici ascolti per essere pienamente apprezzato, soprattutto per chi si ritrova in questo magma incandescente in movimento che non concede approdi, che rompe schemi e reticolati di genere, che si fa musica panica superando di slancio il mondo rassicurante e ormai cristallizzato della canzone d’autore classica.

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