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Valentina Fin
A CHI ESITA
Giotto Music / Egea Music, 2023
di Rossana Ghigo
“Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua” con questa frase Bertold Brecht chiosa la sua poesia A chi esita che dà i natali al terzo album di Valentina Fin uscito lo scorso 13 gennaio in digitale e cd. Forse la risposta che stiamo aspettando arriva proprio attraverso la sua musica, una lenta introspezione jazz, un viaggio nel nostro IO più profondo e spesso solo.
Pervade tutto il lavoro un intenso temperamento acustico che si accende attraverso la sperimentazione di strumenti inusuali tra i quali campane tibetane ed effettistica che si accompagnano ai suoni avvolgenti del sax, del contrabbasso, della batteria e della chitarra. L’amore per l’arte, culminato nella sua laurea, traspare nelle pieghe di questi 8 brani che mettono in scena pagine importanti di letteratura internazionale delicatamente narrate dalla voce limpida e leggera di Valentina. Brevi intermezzi lasciano spazio a progetti musicali più articolati e complessi come il brano che dà il nome all’album (A CHI ESITA, appunto) che si apre con il suono di campana tibetana a cui fa eco un armonico assolo vocale ritmico e alchemico. Un invito all’attesa, all’estasi, al prolungamento dei sensi.
“Il girasole piega a occidente e già precipita il giorno nel suo occhio in rovina” apre la poesia di Quasimodo Come un madrigale ripresa e rivisitata magistralmente con una tensione sinfonica così luminosa da creare un senso di resa, di dilatazione temporale di un giorno che si vorrebbe fare durare in eterno tanto è bello il sentire l’amore – qui ed ora – circonfuso dalla luce ambrata di un imbrunire estivo. La tematica del sogno, degli stati onirici, della separazione tra ciò che è reale e ciò che non lo è viene proposta nel brano Dreams Are Dangerous, un mantra ispirato agli studi del neurologo Oliver Sacks. In Marina cade dal muro il prolungamento evocativo del contrabbasso anticipa la lirica del manifesto d’artista scritto dalla performer serba Marina Abramovich. Nel testo si fa spazio alla passione, alla voglia di oltrepassare i limiti. In Piccola ode al cambiamento questo tema ritorna ad essere il fulcro determinante, il fattore X di tutto il contesto: la caparbietà di andare oltre, infrangere le regole che molto spesso è il nostro subconscio ad imporci.
Attraverso l’avvolgente armonia di suoni quasi nostalgici che inanella brano su brano si effettua una profonda immersione in se stessi, si accendono incensi nell’anima che fanno ritrovare l’armonia.