In principio è stata la casuale arte dell’incontro, nel 2018 a Parigi, tra Martin Sevrin, chitarrista, e Natalia Bacalov, violoncellista (figlia del compositore Luis Bacalov, Oscar 1996 per la colonna sonora de Il Postino). Lo stesso nome, biVio, era già lì, proprio a puntualizzare l’incidenza dei percorsi, il gioco vitale delle affinità elettive, una confluenza più ancora che una separazione. Il duo acustico si esibisce con un’idea più grande di musica, Martin unisce alla chitarra le percussioni ai piedi, tra cover e brani originali composti individualmente in precedenza. Ricorda Natalia: “Facevamo degli arrangiamenti che in duo erano abbastanza complicati da eseguire e quindi, piano piano, ci siamo resi conto che l’idea di ampliare la formazione sarebbe stata utile per sviluppare tutte le idee che avevamo in testa”.
Di stanza a Parigi i due si spostano frequentemente a Roma e in uno di questi viaggi incontrano Homero Prodan, un italo argentino di ritorno (nipote di Luca Prodan, musicista italiano emigrato in Argentina che ha rivoluzionato il rock locale negli anni ottanta con la sua band Sumo), l’intesa è istantanea e altrettanto veloce l’integrazione nella formazione. Trovato il bassista ecco l’esigenza di avere un batterista, una ricerca vera e propria che si conclude con Lorenzo Capparucci.
La passione per il folk, quasi inevitabile nella formazione acustica a due, per i suoni e le melodie anni Settanta, per i Beatles con le loro armonie vocali, i Supertramp, i Fleetwood Mac, senza essere rinnegata lascia spazio a nuove influenze, i Radiohead, i Muse, i Strokes, per un lavoro di sintesi in continua evoluzione.
“Siamo sempre alla ricerca di nuova carne da gettare sul fuoco, ma senza rinunciare a nulla, cerchiamo di mantenere le nostre radici acustiche, soprattutto nell’utilizzo delle armonie vocali che ci appartengono ormai”.
Il risultato al momento è EX SYNC, un album uscito a fine 2024, poliedrico, caleidoscopico, ricchissimo di nobili influenze, dal progressive al punk, con brani che sono vere e proprie suite con velocizzazioni, rallentamenti, ripetizioni, evoluzioni sonore e melodiche interne sorprendenti per un album d’esordio. Una folgorazione.
Non meno importanti sono le liriche espresse in inglese, italiano, francese e spagnolo, a denunciare questo tempo che non coincide più con il battito naturale del cuore.
“Martin è decisamente la sponda rock, io quella acustica e Homero la componente più punk. In più abbiamo inserito elementi di elettronica, senza computer, utilizzando semplicemente gli strumenti che suoniamo. In questo primo album le canzoni le abbiamo scritte quasi tutte io e Martin, di Homero è Igor, un brano molto bello. La direzione è quella, un coinvolgimento sempre maggiore di tutti e quattro sia nella composizione che negli arrangiamenti. Venendo da diverse parti del mondo, da Parigi, da Roma, dall’Argentina, abbiamo messo su una specie di melting pot culturale/musicale altamente stimolante, che ancora non ha espresso al meglio tutto il suo potenziale, è un progetto artistico che evolve costantemente, che deve ancora generare la propria identità stilistica. Siamo ancora giocando e questo primo disco è sicuramente un buonissimo risultato. Per il prossimo album stiamo componendo i nuovi brani con un maggiore lavoro di gruppo, per un progetto ancora più ricco di soluzioni. Siamo consapevoli che questa musica non è quella che va più di moda in questo periodo, ma vogliamo restare integri come artisti, continuare a fare quello che ci piace”.
(da Vinile 48, marzo 2025)
fotografie di Alberto Marchetti






