HO UN PIANO B


CD RMR-359; 08/01/2024 Italia


1. Lucciola (Mangione)
2. Moltitudini (Conti)
3. L'uomo della montagna (Conti)
4. Farfalla (Conti) - poesia tratta da Fondamentale di Daniel Vogelmann - Edizioni Guanda, 1972
5. Il filo d'argento (Conti)
6. Van Gogh (Boni)
7. Settembre (Conti)
8. Inverno 1944 (Mackatica) (Conti)
9. Bella ciao (autore sconosciuto)


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Note e Curiosità:
- Confezione digipack apribile in più parti realizzata in cartoncino pregiato.
- Dedicato a Enrico (Avevi ragione, bisognerebbe fare sogni grandiosi).

Recensione:
Secondo album per Silvia Conti che già tanto aveva colpito con A PIEDI NUDI qualche anno fa. Il seguito di quell’album meraviglioso è qualcosa di completamente diverso: la festosità e la psichedelia di quelle belle pagine hanno lasciato posto al granito di un disco compatto, venato di rock dall’inizio alla fine, grintoso e suonato magnificamente dagli stessi musicisti presenti nell’esordio: Fabrizio Morganti, Lorenzo Forti e Lele Fontana, guidati da Gianfilippo Boni e Bob Mangione. Si aggiungono anche Francesco Moneti e Gennaro Scarpato e poi ci sono ospiti come Marco Cantini, Marilena Cattapano, Cristina Banchi e Mani Naimi. Questo è un concept album nella veste sonora ma in fondo anche nei contenuti lirici, pur in presenza di tematiche differenti, tutte però afferenti la condizione e il rispetto dell’uomo, della donna e della libertà. Si parla di bullismo (la commovente Farfalla) e di condizione femminile (l’urgente Lucciola). Poi un vibrato omaggio rock-blues a Erriquez della Bandabardò e una ballata intima come Moltitudini. La lunghissima L’uomo della montagna con il suo incedere ipnotico, offre un’altra angolazione sonora a questo caleidoscopio rock che è l’album di Silvia. Settembre indaga l’umanità, intesa come atteggiamento verso il prossimo e non come moltitudine di persone mentre Van Gogh è la cover di un brano di Gianfilippo Boni. A chiudere l’album un’altra cover, Bella ciao, offerta in una versione balcanica particolarmente riuscita. Ho lasciato per ultima Inverno 44, una delle canzoni più vecchie di questo disco, basata su un sogno del padre di Silvia durante la prigionia in Serbia nell’ultimo periodo bellico mondiale (ultimo?). Una canzone toccante, di un’intensità unica, che completa un disco prezioso, che carezza e schiaffeggia le emozioni dell’ascoltatore, che lo trascina in un viaggio nella propria coscienza, che non dà risposte ma magari amplifica le domande, quelle grandi, cui è sempre più urgente cercare risposte.
Michele Neri (Vinile 42, febbraio 2024)